Dopo i tragici fatti di Londra è venuto il momento di affrontare senza indugio il problema dell’”integrazione sostenibile”. L’immigrazione è un processo irreversibile per tutti i paesi occidentali e l’errore consiste nel difendersi o adeguarsi passivamente senza progettare soluzioni.
Una politica che prendesse in considerazione l’integrazione sostenibile, così come avviene per lo sviluppo dei paesi sottosviluppati darebbe finalmente ai cittadini occidentali un barlume di speranza; speranza di vedere salvaguardata la propria civiltà, la propria cultura, lo stile di vita, le tradizioni. Il nostro mondo occidentale viene sempre più messo in discussione: si discute se mantenere o meno il crocefisso nelle scuole per non offendere chi ha una diversa religione; si discute se permettere alle donne musulmane di tenere o meno il velo; si concede all’immigrato ciò che spesso non è concesso agli occidentali ovvero di esercitare il commercio abusivo senza licenza, di accedere agli alloggi comunali con preferenza rispetto agli occidentali in quanto sono distorti i criteri di accesso.
Una politica attiva cercherebbe di spalmare l’integrazione sul territorio in modo che non si formino dei ghetti tipo china-town; la distribuzione equilibrata nei diversi comuni eviterebbe che in alcuni si creino dei problemi di integrazione a livello di alloggio (creando problemi agli altri cittadini), a livello scolastico rallentando l’insegnamento e l’istruzione degli altri alunni, a livello di sicurezza. Inoltre uniformando la distribuzione si farebbe in modo che colui che decide di vivere nel nostro paese si veda costretto in un certo modo ad adeguarsi più velocemente non avendo il ghetto come rifugio protettivo. La necessità di integrazione costringerebbe l’immigrato ad avere maggiori rapporti, maggiori relazioni con gli occidentali e di fatto renderebbe fattibile l’integrazione.
E’ di questi giorni la polemica sulle scuole musulmane: possono certamente coesistere ma non sostituire la scuola primaria riconosciuta ufficialmente. La scuola è il primo passo di un lungo cammino che dovrebbe portare all’integrazione: evitare o cercare di scavalcare questo passaggio significherebbe concedere all’immigrato la possibilità di non volersi integrare (aldorossi@pobox.com).
Dott. Aldo Rossi
Coordinatore Comunale di Forza Italia Rovato
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